Prodotti di bellezza e cura del corpo 100% sostenibili dalla fonte allo scaffale.

La sostenibilità è una filosofia che tira e attira il mercato dei consumi. Crescono le preferenze per alimenti bio, ma anche per prodotti di bellezza e cura del corpo, dall’eye-liner, al lucidalabbra, alle lozioni “total-green”. Realizzati cioè lungo tutta la filiera – imballaggio, confezione, contenuto, trasporto del prodotto – con soluzioni ecosostenibili, a basso impatto per l’ambiente e a alto rendimento, in termini di naturalezza e benessere – per la salute personale.

“Road map” degli imballaggi. Ovvero un progetto di ‘inscatolamento’ del prodotto ben studiato. Non basta più pensare a un involucro protettivo qualunque per il lancio di un prodotto: se l’obiettivo è “conquistare” il consumatore occorre catturarlo con ciò che più ama o che attira il suo interesse: materiali di imballaggio “verdi”: a ridotte emissioni di carbonio durante la fase di produzione, facilmente riciclabili dopo l’uso, tali da permettere soprattutto una seconda vita della confezione, integralmente a basso costo per le riserve e risorse del pianeta. Una scelta, quella dell’imballaggio ‘economico’ in termini di danni ambientali, che sembra essere premiante per il consumatore, ma anche per i profitti dell’azienda produttrice che vede salire la curva degli acquisti.

L’imballaggio è un valore. Altro che un usa e getta; anzi sembra avere assunto un aspetto di primaria importanza nel “percorso” di acquisto per il consumatore, al pari dell’influenza che può esercitare il prodotto stesso. La ragione è semplice: l’involucro protettivo del prodotto è il primo elemento che cattura l’occhio e attira l’attenzione del cliente-consumatore. Sia nel caso di acquisti al dettaglio, in un negozio, o di shopping online. Sotto il mirino perquisitore della sostenibilità dell’imballaggio ci sono soprattutto aziende che reclamizzano o vendono e producono prodotti eco-compatibili, a tal punto il rapporto ‘specializzato’ di Grand View Research stima che il  mercato globale degli imballaggi verdi potrà smuovere capitali fino a quasi  238 miliardi di dollari entro il 2024. Un interesse che sta cambiando anche le scelte dei fornitori di imballaggi, pronti a studiare nuove soluzioni bio-sostenibili riconoscendo che i materiali biodegradabili spesso non sono la risposta più efficace e ecologicamente migliore, né per il  prodotto né per l’azienda. Sembrerebbe infatti trendy e motivante per il consumatore l’acquisto di prodotto ‘impacchettato’ con minori  materiali plastificanti e ftalati, sostanze altamente nocive, privi di involucri in PVC o policarbonati. Valore aggiunto agli occhi del consumatore è, inoltre, l’importanza data dall’azienda all’analisi dell’impronta di carbonio in tutti le fasi della supply chain, compreso il consumo di energia, l’efficienza degli impianti, le emissioni di carbonio, spesso associate a macchinari di metalli pesanti, l’ottimizzazione dei trasporti attraverso la produzione locale.

Consumatori e commercianti ‘globalmente’ sostenibili. La filosofia ‘green’ del consumatore non riguarda solo il prodotto ma ‘avvolge’ anche il pianeta. Tanto che l’aspetto “ecologico”, la preservazione dell’ambiente, pesa sensibilmente nella scelta dell’acquisto, soprattutto per i marchi premium che dovrebbe coincidere anche con un costo ‘abbordabile’ per il consumatore. Fare ‘funzionare’ queste due elementi – il benessere del pianeta e il benessere del portafoglio – decreta in molti casi il successo e la motivazione all’acquisto di un prodotto.

La confezione. Il consumatore, sostenitore del green, non trascura neanche l’attenzione a ciò che sta dentro l’imballaggio: prima fra tutti la ‘custodia’ del prodotto stesso. Contano insomma, per il pubblico, non solo i materiali della confezione, ma anche il confezionamento degli articoli. Ad esempio alcuni rivenditori online, come Amazon, nel rispetto di questa attenzione al green stanno cercando di razionalizzare l’imballaggio, snellendo il processo di spedizione dal produttore al rivenditore al consumatore. Sebbene questo aspetto della sostenibilità abbia un valore “commerciale” nullo per i consumatori, può diventare invece pregnante per i  profitti dell’azienda, specie in termini di risparmio di denaro investito.

Imballaggio ‘al risparmio’. Non in termini di protezione del prodotto, ma di sostanza. Infatti un imballaggio in eccesso o difficile da aprire, come la scelta dei materiali per la realizzazione sembrano poter influire sulle abitudini di acquisto e riacquisto da parte del cliente di uno specifico prodotto. Spingendo addirittura  il consumatore verso una alternativa se l’impressione che deriva dall’imballaggio non è positiva, anche nel caso in cui il prodotto piaccia. La riciclabilità che può aiutare a ridurre le emissioni di carbonio, l’utilizzo di materiale ‘smart’ come il cartone in sostituzione della plastica che ha un sensibile ‘risparmio’ sull’impatto ambientale, o di contro l’uso eccessivo di imballaggi per il trasporto controbilanciano l’interesse del consumatore/acquirente proiettato a valutare l’attrattiva verso la confezione del prodotto: una sinergia di elementi che insieme decretano (oppure no) il successo di un articolo rispetto ad un altro. Essere sostenibili è in generale una risorsa e un incentivo per il lancio e l’“affermazione” di un prodotto sul pubblico, senza tuttavia che l’azienda forzi eccessivamente la mano verso questa direzione, andando oltre il motivo della sostenibilità.

 

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